
Come ho scritto nel post precedente sul linguaggio e la realtà, le categorie di vocaboli che usiamo più spesso, influenzano il nostro modo di essere e di comportarci.Ad esempio, una persona esperta in elettronica, avrà un vocabolario molto ricco di termini tecnici del suo settore, ma sconosciuto alla maggior parte delle altre persone.
Le ricerche sul linguaggio hanno appurato che su qualche centinaio di vocaboli che fanno parte del nostro uso comune, e che trasmettono emozioni, il numero di parole che esprimono sensazioni negative è circa il doppio di quelle che esprimono invece una visione positiva della vita.
Dato che più parole conosciamo su un certo argomento e più ne siamo esperti, ne derive che siamo culturalmente portati alle emozioni negative più che a quelle positive.
A questo punto chiedetevi quante parole usate per comunicare stati d'animo che vi fanno soffrire e quante invece esprimono sensazioni piacevoli.
Per iniziare a migliorare i nostri stati d'animo cominciamo a modificare il nostro dizionario interno, quello che ANTHONY ROBBINS definisce il "VOCABOLARIO TRASFORMAZIONALE". Il concetto è semplice, se la terminologia è in grado di condizionare i nostri stati d'animo, possiamo attenuare le sensazioni negative e amplificare quelle positive, imparando ad usare termini che contengano una maggiore o minore carica emozionale a seconda delle esigenze.
Se sei un tipo nervoso che tende ad arrabbiarsi spesso, invece di usare la frase " questo mi fa arrabbiare", sostituisci il verbo arrabbiare con termini tipo " stizzire" o "infastidire".
Dall'altro lato, invece è possibile amplificare le sensazioni positive usando aggettivi come "meraviglioso", "stupendo", "fantastico" invece dei soliti "carino", "simpatico", ecc.
Può sembrare strano ma è proprio per questo che funziona.
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